giovedì 14 gennaio 2016

#19: Il Ritorno parte 2

Lunedì 7 settembre, 2015

I primi giorni ho un po' sofferto per il jet leg perchè mi svegliavo sempre alle tre o alle cinque di notte, ma nulla di così grave perchè riuscivo tranquillamente a riaddormentarmi. Con la prima famiglia ospitante mi sono trovata bene fin da subito, sono persone simpaticissime, JT mi fa sempre morire dal ridere. Oltre ad essere simpatici mi piacciono davvero come persone, fanno di tutto per farmi sentire a mio agio il più possibile e mi fanno sentire parte della famiglia. Hanno segnato sul calendario il giorno del mio compleanno e JT continua a parlarne. Abbiamo un sacco di gusti in comune in fatto di cibo.Il primo giorno Casey mi ha fatto fare un giro del downtown di Elk River e mi ha mostrato alcuni quartieri lì intorno, sembravano esattamente come quelli dei film. Il downtown è piccolo ma è carino come posto, i lampioni sono tutti decorati con le lucine come se fosse dicembre. Lunedì sono andata con Casey alla mia scuola per parlare con la Counselor riguardo la mia schedule:Sono Senior! Scegliere i corsi non è stato semplice perchè ce ne sono davvero tanti e molti sono interessanti.La mia schedule per il primo semestre è questa:


1st period: First Aid/CPR

2nd period: Forensic Science
3rd period: College Pre-Calculus
4th period: English/Speech 11
5th period: Spanish 1
6th period: US History

Nel secondo semestre al posto di First Aid/CPR e Forensic Science avrò College Intro to Psychology e Trending Topics, un corso in cui faremo discussioni e dibattiti in classe riguardo argomenti di attualità.Dopo aver parlato con la Counselor ho fatto un giro per i corridoi: la scuola è enorme, gigantorme, non so come descriverla, in tutti i corridoi ci sono appesi foto e lavori degli studenti, i muri sono tutti decorati... Uguale alla scuola italiana, insomma.Mentre giravo per i corridoi una ragazza e un ragazzo che stavano appendendo qualcosa sul muro mi hanno chiesto se ero nuova e ci siamo messi un po' a chiacchierare: sono due Senior e la ragazza si chiama Emily, il ragazzo Andrew, gli ho mostrato la mia schedule ma non abbiamo nessuna classe in comune.Poi ho provato ad aprire il mio armadietto e quando dico che aprirlo  è una difficile impresa non scherzo: ho dovuto provare almeno sei volte prima di riuscirci.Mercoledì sera c'era l'openhouse della scuola quindi ho potuto conoscere i miei insegnanti e ho anche incontrato un'exchange student dalla Svezia, Alva. Nella mia scuola siamo 4 exchange students: oltre a noi due ci sono una ragazza dalla Germania, Alina, che vive insieme a lei con la stessa famiglia e un'altra ragazza dalla Bulgaria che però non so come si chiama.Giovedì a pranzo sono stata al primo meeting del Rotary club di Elk River ed essendo il primo si trattava di un barbecue informale al quale hanno partecipato anche altre persone che non sono membri. Il mio Tutor ha presentato a tutti me e i miei genitori ospitanti e quando JT ha detto che la sera saremmo andati alla partita di football della mia scuola un signore che non era membro è venuto a dirci che lui è quello che parla all'altoparlante durante la partita e quindi ha detto che durante la pausa di metà partita avrebbe fatto un annuncio per presentarmi.Quella sera alla partita quando è arrivato il momento della pausa mi hanno fatta salire in cima dove quel signore faceva gli annunci e lui ha iniziato a parlare all'altoparlante dicendo a tutti, 

"Facciamo un caldo benvenuto ad una giovane ragazza che è qui con me adesso, è un'exchange student, viene dall'Italia e frequenterà questa scuola per tutto l'anno, questa è la sua prima partita di football, il suo nome è Luisa Corrà"
 e tutti, anche quelli dalla parte opposta che erano con la squadra avversaria hanno applaudito ed alcuni erano in punta di piedi per cercare di vedermi hahahahah. Quando siamo tornati a sederci Emily, la ragazza che avevo conosciuto lunedì, è venuta da me e mi ha portata nel settore dove c'erano tutti i Senior e mi ha presentata a qualcuno. Non mi ricordo nessuno dei loro nomi ahahah. Ad un certo punto Emily urla: "Aggrappati alla ringhiera!" io ero tipo "What?""Aggrappati!"Faccio come mi dice e tutti sui gradini hanno iniziato tipo a buttarsi l'uno contro l'altro, il motivo non l'ho capito.Alla fine della partita sono tornata dai miei Hparents che stavano parlando con altre persone e ho conosciuto Haily, la loro vicina di casa che va nella mia stessa scuola ed ha appena ottenuto la patente, quindi la mattina mi accompagnerà lei a scuola.Sabato mi hanno portata al Minnesota Country Fair, una fiera enorme che si tiene ogni anno in Minnesota, dove puoi trovare principalmente cibo, ortaggi, animali e giostre. C'era un sacco di gente e un'afa incredibile, un gran peccato perché la fiera in sé era bella.In uno stand c'era una competizione per gli ortaggi più grandi e c'erano delle zucche ENORMI.Domenica invece siamo stati a casa dei genitori di Casey per festeggiare il compleanno di Katie, sua nipote, quindi ho conosciuto parte della loro famiglia. 


21 settembre, 2015

Lunedì 7 settembre era Labour day, quindi la scuola è iniziata l'8. La prima settimana mi ha accompagnata a scuola JT; la scuola inizia alle 7.30 e finisce alle 2.10 dal lunedì al venerdì. Sono arrivata a scuola verso le 7.15 e quando sono entrata ho dato uno sguardo veloce alla caffetteria e lì intorno per vedere se avrei riconosciuto qualcuno, ma c'erano troppe persone. Sono andata al mio armadietto e dopo aver fallito l'ennesimo tentativo di aprirlo ho deciso di rinunciare per il momento e mi sono diretta verso la mia prima classe: primo soccorso. Mr. Cross ci ha fatti presentare alla classe dicendo il nostro nome e la peggior ferita che abbiamo mai avuto, quando è arrivato il mio turno mi sono presentata e ho detto di non aver mai avuto nulla di grave e lui ha fatto una qualche battuta sul fatto che sono italiana che ovviamente non ho capito, così ho solo fatto finta di ridere insieme a tutti gli altri.La mia seconda classe è Forensic Science e a differenza della prima, che si trova nell'edificio A, questa è nell'edificio C e sono esattamente ai due estremi, quindi ogni giorno mi spetta una lunga camminata attraverso la folla prima di arrivarci. Quando sono entrata in classe i banchi erano a gruppi di quattro, così mi sono avvicinata a una ragazza seduta vicino al primo posto libero che ho trovato, l'ho salutata con un sorriso e ho chiesto se potevo sedermi lì, questa neanche si è voltata e così le altre ragazze intorno.Quando mi sono girata ho visto che le altre persone che entravano guardavano un foglio sulla cattedra prima di sedersi, quindi ho scoperto che c'era già una piantina con scritti i nomi sui posti. Grazie per avermelo detto. Mi sono seduta al mio posto e in quell'ora abbiamo visto un video che mostrava la scena del crimine di un omicidio in un bar e dovevamo cercare di ricordare più dettagli possibili dell'accaduto. Dopo il second period, essendo martedì c'era Advisory, ossia una mezzora in cui ognuno si reca nella propria homeroom e danno i vari avvisi e annunci e per il resto fai un po' quello che ti pare. Quando sono entrata in classe non c'era ancora nessuno, così Miss Scheevel, che è anche la mia prof di spagnolo, mi ha detto di sedermi dove volevo. Poi è entrata una ragazza e mi ha chiesto se poteva sedersi nel banco accanto al mio e io, non so come, ho avuto il sospetto che fosse una delle altre exchange students, automaticamente le ho chiesto se lo fosse e ho indovinato! Così ho conosciuto Alina, l'exchange student dalla Germania. Noi exchanges siamo tutte nella stessa Homeroom e poi ci sono altri seniors che però non sembrano molto interessati a conoscerci dal momento che fino ad ora ci hanno rivolto parola solo quando la prof gli ha chiesto di spiegarci come dobbiamo vestirci durante l'homecoming week. A pre-Calculus abbiamo guardato un video in cui la nostra prof si presentava e parlava della sua vita e abbiamo dovuto fare un test rispondendo a delle domande riguardo a quello che ha detto nel video. Ho dovuto fare uno sforzo enorme nel capire tutto quello che diceva, però sono riuscita a rispondere a quasi tutte le domande.Poi è arrivato il momento di English/Speech 11. In quell'ora la prof ci ha fatto fare una specie di gioco in cui dovevamo riuscire a metterci in fila in ordine alfabetico, ma l'unica cosa che potevamo dire era il nostro nome. Dopo avercela fatta ci ha divisi a due a due e ognuno di noi doveva raccontare al proprio partner tre cose di sè e poi a turno ogni coppia doveva presentare il proprio partner alla classe. Il ragazzo che ho dovuto presentare si chiama Nick e gioca a Hokey.A pranzo non sapendo con chi sedermi mi sono diretta al primo tavolo con dei posti liberi e ho chiesto alle ragazze che erano lì sedute se potevo sedermi con loro, essendo nuova, hanno risposto di sì e tra loro ho riconosciuto una ragazza che è nella mia stessa classe di First Aid. Una di loro sembrava abbastanza incuriosita da me così mi ha fatto un po' di domande riguardo il mio programma di scambio.In Spanish 1 ricordo solo che sono tutti freshmen e sophomore e abbiamo dovuto sceglierci un nome spagnolo con cui verremo chiamati in quella classe per il resto dell'anno e io ho scelto Sofia. L'ultimo period era U.S History e abbiamo fatto un altra sorta di gioco per "conoscerci".I primi due giorni di scuola sono stati abbastanza frustranti perchè nonostante cercassi di sorridere e presentarmi a più persone possibili vincendo la timidezza a nessuno sembrava interessare di conoscermi e le persone mi fissavano ma non osavano parlarmi. Il secondo giorno di scuola ho scoperto che Lily, la mia seconda sorella ospitante da cui mi trasferirò a dicembre, ha il mio stesso lunch, cosí mi ha invitata a sedermi al suo tavolo.Dal terzo giorno di scuola le cose hanno iniziato un po' a migliorare: ogni tanto qualcuno ha iniziato a parlarmi e a farmi domande: da dove vengo, quanto starò qui, se in Italia festeggiamo il natale, se l'italiano è una lingua diversa dall'inglese, se in Italia ci sono gli alberi e se abbiamo la festa del Ringraziamento (già). La seconda settimana di scuola ho iniziato a conoscere qualche persona in più, specialmente nella classe di Inglese che per il momento anche se la più difficile è la mia classe preferita: quando la prof ci ha portati in Biblioteca a scegliere un libro una ragazza, Jil, si è messa a parlare con me e poi piano piano si sono aggregate altre persone: un ragazzo di nome Check e altre ragazze di cui ops, non ricordo il nome. Jale mi ha detto di essere la migliore amica di Haily, la mia vicina di casa con cui la mattina vado a scuola e mi ha invitata a mangiare al suo tavolo. Mi piacerebbe un giorno andare al loro tavolo per conoscere nuove persone ma per il momento sono rimasta al solito tavolo con Lily e le sue amiche perché boh, mi sembrava scortese cambiare tavolo all'improvviso e con loro comunque mi sto trovando bene, però penso che se dovesse invitarmi ancora la prossima volta accetterò.Nella stessa classe ho conosciuto anche Tony, un ragazzo un po' strano ma simpatico che mi saluta tutti i giorni, Jacob, il ragazzo seduto davanti a me, Jordan che è con me in Forensic Science e Kristina, che ho conosciuto durante un lavoro a gruppi e mi ha presentata a Marina, una sua amica che viene dalla Russia e a dicembre andrà in Italia per dieci giorni. Kristina, Marina e Tony ora mangiano al nostro stesso tavolo. Sabato sono stata al primo incontro di orientamento con tutti gli altri exchange students nel distretto: siamo circa sessanta. È stato bellissimo quando il presidente del distretto per salutarci ha detto "Buongiorno a tutti, o buonasera, o buona notte o buon pomeriggio, dipende da dove venite, giratevi verso le persone sedute affianco a voi e salutate i vostri futuri migliori amici". Quando è arrivato il momento di dividerci per parlare con i nostri Country Officer ho incontrato Filippo, il ragazzo che viene dal mio stesso distretto in Italia e ho conosciuto le altre due ragazze italiane, Elisabetta e Annalisa. È stato strano perchè abbiamo iniziato a parlarci in inglese e ad un certo punto ci siamo chieste, "perchè stiamo parlando in inglese?" E abbiamo iniziato a parlare un qualcosa di misto tra italiano e inglese. Per il resto del tempo però abbiamo evitato di sederci accanto a persone che provengono dal nostro stesso paese. Abbiamo fatto una sorta di gioco in cui dovevamo dividerci in coppie: ognuno di noi aveva un numero scritto sul proprio cartellino e quel numero era uguale al numero del proprio partner. Ci hanno distribuito dei cartellini con scritto il nome del nostro partner e abbiamo dovuto andare in giro e trovare quella persona. Il mio l'ho trovato abbastanza in fretta, ma lui sul cartellino aveva il nome di un'altra persona. Quando abbiamo trovato quella persona, lei aveva il cartellino di un'altra persona ancora, che a sua volta aveva il nome di qualcun altro, che aveva il cartellino con il mio nome. Un casino, insomma. Il ragazzo sul mio cartellino era giusto, comunque, perchè il nostro numero era uguale, quindi ha scambiato il suo cartellino con quello col mio nome e tutto si è sistemato.Quello che abbiamo dovuto fare poi è stato che a turno ogni coppia doveva salire sul palco di fronte a tutte le famiglie ospitanti e i tutor e ognuno doveva presentare al pubblico il proprio partner.È stato divertente sentire un sacco di accenti diversi.Poi ci hanno fatti sedere ai tavoli e dovevamo parlare con la persona di fronte a noi per tipo un minuto e mezzo e poi cambiare posto. È stato terribile perchè avevamo così tanto da dirci e ogni volta che eravamo nel mezzo della conversazione il tempo scadeva. L'incontro è stato bello e divertente, ma mi sarebbe piaciuto avere più tempo per parlare e conoscere gli altri. Comunque il prossimo incontro sarà un Halloween weekend e non vedo l'ora.


mercoledì 13 gennaio 2016

#18: Luisa: Il Ritorno

Carissimi lettori,
Sì, sono viva e salva! Vi sarete chiesti che fine abbia fatto negli ultimi uhm.. cinque mesi? Beh,  ero giusto impegnata ad essere un'exchange student :)
I primi tempi ero super impegnata e c'erano così tante novità da raccontare, che nonostante stessi continuando a scrivere ogni volta si aggiungeva qualcosa in più di cui volevo scrivere in quel post e, una cosa dopo l'altra, non riuscivo a stare al passo con i tempi e a concludere quel benedetto post. Così ora ho tipo tre posts incompleti che ho iniziato a scrivere, ma non ho mai pubblicato. Ma ho deciso che li pubblicherò oggi, lasciandoli incompleti, così come li ho lasciati quando ho iniziato a scriverli, perchè ormai è passato troppo tempo e voglio pubblicare le mie parole in tempo reale, i miei veri pensieri.
In quattro mesi e mezzo sono successe talmente tante cose che faccio fatica a ricordarmele tutte e vorrei riuscire a scrivere il più possibile, soprattutto di quello che sto imparando, di come sto cambiando, delle mje riflessoni. Cercherò di fare questo nelle prossime settimane, mentre in questo post lascio spazio ai vecchi post "dimenticati in un cassetto".


Giovedì 27 agosto, 2015, Italia.

"Il viaggio comincia laddove il ritmo del cuore si espone al vento della paura". 


Queste sono le parole scritte in corsivo su quel foglietto di carta rosa che mia zia Elena ha lasciato in una busta insieme al regalo che mi ha portato mercoledì sera. 

Il mio viaggio sta per cominciare. 
Un giorno, un ultimo giorno di vita "normale", in Italia, con la mia famiglia, nella mia casa, nel mio paese. 
Un ultimo giorno di normalità prima che la mia vita cambi bruscamente. Un solo giorno prima del grande salto nel vuoto. 
Ecco come sono stati i veri ultimi giorni della mia vita italiana: Fino a settimana scorsa le mie giornate si sono svolte in assoluta tranquillità, con una normalità quasi fuori dal normale, considerata la situazione: non mi sembrava affatto di dover partire per un anno, quando ci pensavo era come se stessi pensando ad un'altra persona. Tra poco Io parte per un anno. Ma chi è Io? La conosco? Non avevo fretta di iniziare a fare le valigie, non avevo fretta di salutare nessuno. "Tanto c'è ancora tempo". 
Fu così che mi svegliai una mattina e all'improvviso pensai: Ma manca solo una settimana! Così incastrando una cosa e l'altra ho cercato di salutare più persone possibili e fare tutto quello che restava da fare. Alcune persone mi hanno fatto dei regali: principalmente blocchetti, magliette e cioccolato. Ho cercato di passare più tempo possibile insieme alle mie migliori amiche ma purtroppo sono state poche le volte in cui siamo riuscite a vederci tutte e 4 insieme. Domenica sera dovevo andare a casa di Laura a mangiare la pizza e vedere un film. Ci saremmo state io, lei e Franesca perchè Greta era ancora in montagna. Quando sono salita in cima alle scale la porta del suo appartamento era semiaperta. 
-Permesso-. 
Nessuno risponde. 
Indecisa se entrare o no, vedo che in ingresso non c'è nessuno ed è tutto buio. La porta del salotto è chiusa ma scorgo delle luci. 
Magari non mi sentono. 
Mentre apro la porta del salotto la prima cosa che noto sono le candele sul tavolo, poi guardo di fronte a me e Greta, Laura e Francesca mi stanno riprendendo mentre gridano Sorpresa! Poi vedo la torta e dei pacchetti regalo. Non me l'aspettavo! In realtà avevo sospettato qualcosa ma alla fine non pensavo davvero che mi avrebbero fatto una sorpresa, anche perchè Laura mi aveva già chiesto se volevo che organizzasse qualcosa e io le avevo detto di non preoccuparsi. È stata una bellissima serata e putroppo anche l'ultima passata tutte e 4 insieme. Mercoledì sera siamo stati a mangiare la pizza nel solito posto in cui io e i miei fratelli andiamo con nostro padre, solo che questa volta era presente praticamente tutta la mia famiglia: nonni paterni, zii, cugini, nonna materna, mia madre, altra zia e altre cugine, il figlio di mia cugina. Dopo anni e anni la mia famiglia si è riunita al completo. Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta in cui sia successo e per quale occasione. È stato bellissimo avere tutti lì, seduti allo stesso tavolo, venuti per salutarmi. Prima che tutti se ne andassero via abbiamo deciso di farci un mega-selfie di famiglia non essendoci altro modo di avere una foto tutti insieme senza che qualcuno restasse fuori e un tizio spuntato dal nulla al momento dello scatto si è messo di fianco a mia nonna dicendo -forza, più vicini!-.



Domenica 30 agosto, 2015, America.

Quando ti svegli il giorno prima della partenza ti sembra di avere finalmente realizzato che stai per partire. Il tuo pensiero da quando ti alzi a quando ti riaddormenti è costantemente questo: domani parto. Domani parto. Domani. Questo è l'ultimo giorno qui. Le ultime ore. Anche se ti sforzi di pensare ad altro non ci riesci, non riesci a togliertelo dalla testa. È il tuo pensiero fisso, la tua ombra.Il momento che hai tanto atteso e per cui ti sei preparata per tutto questo tempo è arrivato. Sembrava così distante quando ci pensavi e non vedevi l'ora che arrivasse. Sembrava così irraggiungibile, eppure adesso eccolo qui. E ora che è arrivato vorresti fermare il tempo, goderti gli ultimi momenti con la tua famiglia, in casa tua. Vorresti premere il pulsante stop come per mettere in pausa un film, tirare il freno a mano. Ehi tempo frena, stai andando troppo veloce. È come essere in un torrente dove cerchi un appiglio, qualcosa su cui aggrapparti ma la corrente è troppo forte e ti trascina via.Perchè non si può fermare il tempo.Così il giorno dopo ti ritrovi in macchina e dai un ultimo sguardo alla tua casa, a quello che ti lasci alle spalle mentre l'auto prosegue lungo il viale e tutto scompare dietro una curva.Durante il viaggio verso l'aeroporto leggo i messaggi  di amici e parenti e  guardo il video che Greta e Francesca mi hanno mandato in diretta dalla Liguria per salutarmi.In macchina siamo stretti, i miei genitori davanti e Laura e mia sorella dietro insieme a me. Mio fratello l'ho salutato prima di partire.Non riesco a pensare a nulla. Non so descrivere ciò che sento dentro di me mentre ci avviciniamo all'aeroporto e una volta lì mentre giriamo alla ricerca del banco del check in. Poi arriva il momento dei saluti. Ho provato molte volte a immaginare come sarebbe stato: se mia madre avrebbe pianto, se qualcuno avrebbe pianto. Io ho sempre pensato che non sarei riuscita a piangere al momento dei saluti, che forse avrei versato qualche lacrima vedendo l'Italia rimpicciolirsi sotto di me mentre l'aereo avrebbe preso il volo, ma senza farmi notare da nessuno. E stava andando proprio così, fino a quando mia madre si è voltata e ha tirato fuori un fazzoletto dalla borsa. Non so se è stato quello o vedere gli occhi di mio padre riempirsi di lacrime che mi ha fatta traboccare. Mio padre che non è mai stato d'accordo con me sull'idea di partire, che ha sempre cercato di farmi cambiare idea ma che mi ha permesso comunque di inseguire questo mio sogno che non avevo intenzione di mollare. Non ricordo esattamente com'è stato dopo, ricordo solo che ho iniziato a piangere ed ho odiato quel momento. Ho salutato tutti con un abbraccio e poi ho proseguito da sola attraverso i controlli. Dentro di me quella sensazione che si prova quando sai di esserti lasciato dietro qualcosa. È un po' come quando impari ad andare in bicicletta: nel momento in cui togli le rotelle non c'é più nulla che ti sostiene, devi stare in equilibrio da solo. È così che mi sono sentita: come se avessi tolto le rotelle.In aereo ho aperto la busta che mi ha lasciato mia mamma insieme al regalo di compleanno. L'Idea era di aprire entrambi il giorno del mio compleanno, ma volevo leggere le parole di mia mamma e ho fatto bene a leggerle in quel momento, mi hanno ricordato la strada che ho fatto per arrivare qui, seduta su un sedile di questo aereo diretto ad Atlanta. Con il regalo però ho vinto la curiosità, lo aprirò il 25 settembre come avrei voluto.Il volo è stato lungo ma nulla di tragico, avevo alcuni film sul mio tablet, le cuffiette per ascoltare la musica e Le città invisibili da finire di leggere, ma in realtà ho passato la maggior parte del tempo a guardare fuori dall'oblò e senza fare nulla di particolare perchè non me la sentivo di fare nulla. Sul primo volo di fianco a me non c'era nessuno così ho potuto mettermi comoda. Avevo un sacco di preoccupazioni per lo scalo ad Atlanta: paura di non sapere da che parte andare, paura che avessero smarrito le mie valigie, paura di perdere la coincidenza per Minneapolis.Tutte preoccupazioni inutili dal momento che in aeroporto c'erano indicazioni ovunque e tutto mi è sembrato abbastanza semplice.È stato strano l'impatto che ho avuto atterrando per la prima volta negli USA: tutti intorno a me parlavano inglese e io mi sentivo un po' come un pesce fuor d'acqua. Anche sul secondo volo mi è capitato il posto vicino al finestrino ed è stata bellissima la sensazione che ho avuto quando ho iniziato a riconoscere il Minnesota dai moltissimi laghi sparsi qua e là e, durante l'atterraggio, si potevano vedere dall'alto i quartieri con le tipiche casette americane tutte in fila lungo le vie. Ho fatto un sacco di foto dal finestrino dell'aereo ma nessuna rende davvero l'idea della vista che c'era. Dopo che sono atterrata mi sono messa alla ricerca del ritiro valigie, stavo scendendo dalle scale mobili quando ho riconosciuto dietro la vetrata di fronte a me Casey, JT, Carsten e Dan, il mio tutor, con in mano un cartello enorme con la scritta "WELCOME LUISA" e dei palloncini. Ci siamo salutati con un abbraccio e abbiamo ritirato le mie valigie.Durante il viaggio in macchina ho visto Minneapolis da lontano e siamo passati attraverso il Mississippi. Ero affamata e stanca da morire, così ci siamo fermati a mangiare qualcosa da Five Guys dove ho preso il mio primo hamburger americano. Quella sera la luna era rossa! Mentre siamo passati davanti a Minneapolis JT si è girato verso di me dicendo: "Luisa sappiamo che sei un'exchange student e quindi il tuo dovere è andare a scuola, studiare, fare i compiti.. Ma noi ti porteremo qui!" HahahahQuando siamo arrivati mi hanno fatto fare un giro veloce della casa e scegliere se dormire nella stanza di Addison che era già partita per la Spagna o nella stanza giù nel basement, ho scelto la stanza di sotto e dopo una doccia sono piombata a dormire perchè ero davvero esausta.



Scusate, sono troppo stanca e pigra. È tardi e ho davvero bisogno di dormire. Gli altri due post "dimenticati" li pubblicherò domani. Promesso!
Ah, sì, i post erano quattro.


domenica 9 agosto 2015

#17: Al Consolato; Meno venti.

La sera prima del colloquio al Consolato Americano ho controllato almeno cinquanta volte di avere preparato tutti i documenti necessari. Leggendo quello che avevano scritto altri exchange students sul colloquio al Consolato ho scoperto di non poter portare borse o zaini perchè non mi avrebbero fatta entrare, così quella mattina salgo in treno con il minimo indispensabile: cartelletta con i documenti, telefono e cuffiette in una tasca, portafoglio nell'altra, biglietto in mano.
Durante il viaggio in treno ha iniziato a piovere e ho pensato "Ecco, non ho l'ombrello, arriverò al Consolato bagnata fradicia". Sono stata fortunata perchè una volta a Milano ha smesso di piovere. Esco dalla stazione e inizio a cercare sulle mappe il percorso da fare: la strada è tutta diritta, impossibile perdersi.
E fu così che io, con il mio infallibile senso dell'orientamento, riuscii a sbagliare strada all'ultimo momento.
Chiedo indicazioni a una signora che mi rimanda sulla retta via e finalmente avvisto una bandiera americana volteggiare da un edificio bianco. Attraverso la strada e mi metto in coda fuori da una struttura trasparente, dove un poliziotto mi controlla il passaporto. Davanti a me ci sono solo un paio di ragazze. Quando arriva il mio turno il poliziotto mi fa entrare, degli altri poliziotti mi fanno spegnere il telefono e depositare le mie cose in una cassetta di sicurezza. Fanno dei controlli come in aeroporto, poi mi fanno attaccare un cartellino alla maglietta, mi danno un numero e controllano nuovamente il passaporto. Un poliziotto mi indica l'ascensore, devo salire al settimo piano (o era il nono? Non mi ricordo).
Entro in questo strano ascensore insieme alle altre due ragazze e notiamo che al posto dei numeri di alcuni piani ci sono solo dei pulsanti neri. Poi la porta del l'ascensore si apre e un altro poliziotto ci dice di attendere in una sala in fondo al corridoio, dove delle file di sedie sono rivolte verso uno schermo con scritto
SPORTELLO 1
SPORTELLO 2 
SPORTELLO 3 
SPORTELLO 4
e di fianco ad ognuno il numero di chi è il turno.
Gli sportelli sono dietro le file di sedie.
Vedo che qualcuno ha con sé la borsa, avrei potuto evitare di dovermi tenere tutto in mano.
Quando compare il mio numero di fianco a SPORTELLO 4 mi reco allo sportello, dove una signora sorridente mi chiede quale visto devo richiedere e se è la prima volta, mi sistema i vari fogli, prende il passaporto e alcuni documenti e mi restituisce quelli che non servono. Mi dice di aspettare che compaia di nuovo il mio numero, così mi siedo di nuovo di fronte allo schermo. I "colloqui" si svolgono agli sportelli 1 e 2 e sentendo le voci dietro di me inizio a notare che alcuni si svolgono in inglese, altri in italiano. Inoltre generalmente quelli allo sportello 2 duravano molto più a lungo di quelli allo sportello 1, così inizio a sperare che mi chiamino allo sportello 1.
I numeri che comparivano sullo schermo non andavano in ordine, ma in modo assolutamente casuale, così nonostante all'inizio ci fossero solo una decina di numeri prima del mio ho aspettato per circa un'ora e mezza prima che sullo schermo comparisse il numero 34SPORTELLO 1 -Evvai!-.
Mi avvicino e saluto la signora dietro allo sportello con un Buongiorno. -Buongiorno- risponde, il colloquio si svolge in italiano. Mi prende le impronte digitali, mi chiede dove andrò e se la mia famiglia vive in Italia.
-Il tuo visto è stato approvato, lo riceverai entro cinque giorni lavorativi. Buona giornata!- mi consegna i documenti che dovrò presentare una volta entrata negli Stati Uniti alla dogana ed il colloquio si conclude.
Scendo, riprendo le mie cose, consegno il cartellino e mi incammino verso la stazione. Faccio per riaccendere il telefono e realizzo di non sapere il PIN: avendo da poco cambiato telefono ho dovuto fare la micro SIM e non avendolo mai spento da allora non mi era mai passato per la mente di dovere cambiare il PIN.
Fantastico, a Milano da sola col telefono bloccato.
Quando arrivo in stazione, sullo schermo dei treni leggo in cima S5 Varese-10:59. Guardo l'ora: sono le 10:58. Inizio a correre, ma quando arrivo al binario 2 il treno stava già partendo. Per fortuna quello successivo era alle 11.30. Una ragazza mi presta il telefono per avvisare i miei genitori, poi mi siedo ad aspettare, finché non arriva l'altro treno e torno a casa.
Il passaporto con il visto J1 mi è arrivato in questa settimana.

Ora tutto è pronto, resta solo da finire la mia presentazione PowerPoint e fare le valigie.
Ho anche scelto il mio posto sul primo aereo, il 32 G, così sarò vicina all'oblò (non ho mai capito come si chiamano i finestrini degli aerei). Spero che non me lo cambino.
Mancano solo 20 giorni alla mia partenza. Sono consapevole del fatto che sto per partire per un anno, ma ancora mi sembra troppo strano, ancora non ci credo. In questo periodo ho più cambiamenti di umore di una donna incinta: non vedo l'ora di partire, ho una paura tremenda, sono felice e sono triste perchè questi sono gli ultimi momenti che passo con i miei amici e con la mia famiglia, tutto questo nello stesso istante o a momenti alternati. Insomma, quando qualcuno mi chiede come mi sento, se gli rispondessi come mi sento veramente penserebbe che mi contraddica da sola. Mi sento in quasi tutti i modi in cui una persona potrebbe sentirsi. Forse non ci capirete niente di quello che sto scrivendo, lo so, la verità è che non capisco neanch'io come mi sento, quindi se non ci state capendo niente tranquilli: avete capito perfettamente.


domenica 2 agosto 2015

#16: Aperitivo con il Tutor americano

In questo post avrei voluto raccontare anche dell'intervista al Consolato Americano per la richiesta del visto, ma visto che stava diventando troppo lungo ho deciso di fare un post a parte.
Lunedì sera ho incontrato Dan (il mio tutor/counselor/YEO di Elk River) e sua moglie Sonja: essendo in viaggio in Germania e in Italia hanno pensato di venire a trovarmi per conoscere me, la mia famiglia e i membri del mio Rotary Club Sponsor, così si sono fermati a Varese per una notte. Ci siamo dati appuntamento alle 8 davanti al loro albergo, per poi andare insieme al meeting del Rotary delle 8.15.
Arrivate davanti al loro albergo io e mia mamma ci siamo sedute ad aspettarli, fino a quando ho visto arrivare una macchina da cui è scesa Sonja. Si erano persi nelle alpi e quindi erano appena arrivati a Varese dalla Germania! Poco dopo è arrivato anche lo Youth Exchange Officer del club di Varese e ci siamo incamminati verso il bar presso il quale si sarebbe svolto il meeting. Io e mia mamma temevamo di sentirci un po' a disagio, non avendo mai frequentato i meeting del Rotary, però quella sera più che un meeting si trattava di un aperitivo informale, essendo l'ultimo prima delle ferie e c'erano solo una decina di membri. Erano tutti molto simpatici e Dan e Sonja sono stati carinissimi! Mi hanno regalato una maglietta con la scritta Elk River, che è la città in cui starò e poi -Because in Minnesota it is very cold- la felpa uguale, poi mi hanno regalato anche la bandiera del loro Rotary Club e per i miei genitori un tagliere a forma di Minnesota e delle specie di forbici per potare le piante.

Mi hanno fatta sedere al centro "because she's the topic of the evening". Al momento di ordinare tutti hanno ordinato un prosecco, io non sapendo cosa fare in loro presenza, presa alla sprovvista ho ordinato un succo alla pesca, ma lo YEO del club di Varese ha detto alla cameriera di allungarlo, penso per scherzare, fatto sta che credo me l'abbia allungato davvero ahahah.
Hanno raccontato un po' di cose riguardo i loro Rotary Club, Dan mi ha detto alcune cose riguardo il mio anno all'estero e mi ha chiesto quando sarà il mio volo. Mi ha chiesto se ho intenzione di partecipare al viaggio finale sponsorizzato dal Rotary del distretto, che sarebbe un bus trip di 17 giorni della East Coast. Mi piacerebbe moltissimo parteciparvi, anche per poter girare un po' e vedere qualcosa visto che già mi trovo negli Stati Uniti e sarebbe una bellissima esperienza con molti altri exchange studens, purtroppo però è veramente costoso - 3000 $ -. Sinceramente non so proprio cosa fare, mia mamma dice che se riesco a mettere da parte qualcosa si può fare perchè ne vale anche la pena, però è anche vero che i miei stanno già facendo molti sacrifici per potermi pagare l'anno all'estero e non voglio aggiungere un'altra spesa così grande, considerando che ho due fratelli, non sono figlia unica. Ho chiesto a Dan se potrò fare ogni tanto qualcosa tipo babysitting per mettere da parte un po' di soldi per pagarmi il viaggio e lui ha risposto che essendo un'exchange student non potrò lavorare, ma un lavoretto occasionale come babysitting lo posso fare, quindi poi si vedrà, spero di riuscire a mettere da parte abbastanza.
Ha detto che dovrò partecipare ai loro Rotary meeting circa due volte al mese.
Non ho ancora ben capito se sarò una Junior o una Senior, qualche tempo fa avevo chiesto a Dan se avrei avuto la possibilità di prendere il diploma e mi ha detto che dipende molto dalle materie che farò e dal mio livello di inglese, però è rarissimo che un exchange student possa diplomarsi, però ha detto che il preside della scuola che frequenterò è nel suo Rotary Club, quindi proverà a parlargli. Anche se non potrò prendere il diploma spero tanto di essere Senior!. Qualcosa però mi dice che sarò Junior. Già, me lo sento. Ma in fondo non è questa la cosa più importante.
Ha detto che quando starò con la prima famiglia sarà il loro vicino di casa a portarmi a scuola, visto che ha la mia età e verrà a scuola con me. Almeno a scuola ci sarà qualcuno che conosco.
Sonja mi ha detto che nonhocapitoquale delle due famiglie hanno intenzione di farmi fare un viaggio! Penso che sia la seconda perchè il padre fa il pilota, poi io avevo capito che la seconda host sister fosse piccola e invece Dan ha detto che ha tipo la mia età.
La cosa wooow è che per tutta la sera ho quasi sempre capito tutto quello che dicevano, ci sono state solo un paio di volte in cui ho chiesto di ripetere perchè non riuscivo a distinguere le parole. Poi ad un certo punto Sonja si è complimentata con me per il mio inglese e mi ha detto che I'll do so well (?) e che gli altri studenti saranno felici di aiutarmi. Anche se in realtà sono convinta di fare schifo nel parlare (davvero!!) quello che ha detto mi ha resa un sacco felice, è stata carissima!
Dopo l'aperitivo siamo andati a prendere un gelato ed è stato divertente perchè essendo la loro prima volta in Italia non avevano mai provato il gelato italiano, infatti hanno detto che era buonissimo e che il gelato mi mancherà molto in America, perchè loro non hanno il gelato come qua in Italia. Non so come possa essere un gelato diverso da quello che c'è qui ed ho paura di scoprirlo ahah.
È stata una bellissima serata e mi ha fatto venire molta voglia di partire, mi ha messo molta positività. Lo YEO di Varese, poi, ha detto che era già convinto che avrei vissuto una bellissima esperienza, ma ora che ha conosciuto Dan e Sonja ne è più che certo e anche mia mamma ora si sente più tranquilla perchè dice che sarò in buone mani.
Domani o comunque nei prossimi giorni pubblicherò il post sul Consolato.


domenica 26 luglio 2015

#15: El Mismo Sol

Ho salutato la Sardegna oggi, l'ho vista rimpicciolirsi e farsi sempre più lontana mentre l'aereo decollava e prendeva il volo per Milano Malpensa.
Ho salutato il Villaggio dei Pini, dove un anno fa ho trascorso la miglior vacanza in compagnia delle migliori persone che avessi mai potuto incontrare e che anche quest'anno mi ha regalato momenti indimenticabili. Ho detto addio alla sabbia, al profumo del mare, il rumore delle onde, la puzza degli irrigatori da sempre costantemente accesi, la musica, le voci, le serate in anfiteatro, i balli che non ho mai imparato, i tornei a beach volley, le partite all'Omino Nero, il Lupo, i fiori, le sdraio, i campetti, la palla arancione, le notti a guardare le stelle, l'alba sul mare, i quadri, i capelli bagnati e asciugati al vento, il dolce a cena, i cornetti a colazione, i sentieri di mattonelle, le impronte, la pineta, le scale, i giochi.
Ho detto addio a quel posto che, quando vi sono arrivata per la seconda volta, mi ha fatta sentire a casa.
Ho provato molta nostalgia per la vacanza dell'anno scorso, il gruppo che si era formato è stato veramente epico e ho sentito davvero troppo la sua mancanza. Però ho conosciuto altre persone con cui ho passato momenti indimenticabili e ho pianto dal ridere. A partire dal sotterrare un Simone nella sabbia, al pedinare la security per fare il bagno in piscina di nascosto all'una di notte. Dal fuggire dagli irrigatori che invece del prato irrigavano i sentieri, al prendersi in giro per gli accenti diversi, al progettare scherzi per spaventare un altro dei Simoni. Un saluto che probabilmente è stato un addio, chissà se rimetterò mai piede al Villaggio.
E così anche questa vacanza si è conclusa, il tempo scorre con una velocità spaventosa.
Ora manca poco più di un mese alla mia partenza, come mi sento? Non lo so nemmeno io, mi sembra tutto così assurdamente normale.
Domani sera incontrerò Dan, il mio tutor americano, che è in viaggio con sua moglie in Germania e in Italia e si fermerà per una notte qui a Varese per conoscermi. Io e mia madre andremo con loro al meeting del Rotary, che sarà un aperitivo. Spero di riuscire ad avere una buona conversazione con loro in inglese. O almeno decente. Venerdì mattina invece andrò a Milano per l'appuntamento al Consolato Americano, dove farò la richiesta per il visto J1.
Scriverò presto per raccontarvi di queste cose.
Sembro spiritata.






mercoledì 24 giugno 2015

#14: Quella che va in America

Non riesco ad addormentarmi, cosa frequente nelle ultime notti, non so se sia per il fatto che mi alzo a mezzogiorno o se è perchè non riesco mai ad addormentarmi che mi alzo a mezzogiorno. Un po' come la storia dell'uovo e della gallina, non si saprà mai chi è nato prima. Probabilmente l'uovo perchè non credo che le galline possano nascere così, dal nulla. Ma perchè sto parlando di galline?
Comunque, è da un po' che volevo aggiornare, quindi per non sprecare il tempo a fissare il buio sopra di me eccomi qui a scrivere. La scuola è finalmente finita e con essa anche gli allenamenti di pallavolo. Come nella maggior parte dei casi "fine" significa anche "saluti" e, anche se spero non ancora definitivi, per me sono stati delle specie di addii. Sì insomma, fa strano dire a una persona che sei abituata vedere tutti i giorni -Ci vediamo l'anno prossimo-. Certamente le persone più importanti le vedo ancora adesso durante le vacanze e dovrei riuscire a rivedere ancora tutti almeno una volta prima di partire, but you never know.
Comunque è stato strano l'ultimo giorno di scuola quando, mezz'ora prima del suono dell'ultima campanella, uno alla volta i miei compagni di classe hanno iniziato a venire ad abbracciarmi e a salutarmi, facendomi promettere di rivederli prima di partire, quando alla pizzata di classe hanno brindato per me e quando, all'ultimo allenamento, le mie compagne di squadra mi sono letteralmente piombate addosso per stringermi in un abbraccio prima che me ne andassi. È stato strano anche voltarmi per un'ultima volta a vedere la mia scuola andando via, pensando che la prossima volta che vi metterò piede sarà tra un anno e un'estate.
È stato strano perchè in quei momenti non ho provato gioia o tristezza, mi sembrava che tutto fosse normale perchè ancora non ho realizzato davvero che potrebbe passare molto tempo prima che io riveda molte di quelle persone. Perchè io sono così, non sono una persona che piange agli addii, le lacrime iniziano a scendermi quando ormai mi trovo in auto o su un pullman o un treno o un aereo ed ormai è troppo tardi per gli addii, realizzo sempre troppo tardi.
Ho comprato la giacca blu, la data di partenza è stata fissata e finalmente tengo tra le mani quello che è il mio biglietto del volo, il countdown dice che mancano 65 giorni, otto ore e nove minuti prima che l'aereo su cui sarò ormai salita prenda il volo per Atlanta, quel fatidico 29 agosto in cui per la prima volta attraverserò l'oceano e dovrò orientarmi da sola nell'aeroporto di Atlanta dove farò scalo prima di ripartire per Minneapolis.
L'appuntamento al Consolato Americano per la richiesta del visto è stato fissato per il 31 di luglio.
Sono tutte cose talmente concrete che dovrei finalmente rendermi conto che tutto si sta avverando, che il 29 agosto io parto, parto! E invece proprio non ci riesco, ancora non riesco a rendermene conto.
Per tutti io adesso sono Quellachevainamerica, non Luisa. Quando i miei amici mi presentano a qualcuno, non scherzo, dicono: -Lei è Quellachevainamerica!-.
Tutti ne sembrano perfettamente consapevoli, tutti eccetto me. Mi sono sentita dire molte cose al riguardo, c'è chi mi dice che sono molto coraggiosa, chi mi dice che sono totalmente pazza, chi mi dice che sarà una bella esperienza. Chi devo ascoltare? Fosse hanno tutti ragione, forse nessuno. Ma che ne sanno loro? In fondo non sono loro a trovarsi nella mia situazione, perciò probabilmente dovrei ascoltare solo me stessa. Ma cosa penso io? Posso dire ad alta voce -Io parto- ma non me ne rendo davvero conto. Forse devo dirlo più forte, più convinta: -IO PARTO!-. Ma niente.
Un anno fa, proprio in questi giorni, ero una ragazza con un grande sogno che cercava di convincere i propri genitori e sperava, sperava tanto di poterlo avverare. Leggeva i blog di exchange student e pensava "voglio vivere anch'io tutto questo!". Oggi posso dire di aver avverato quel mio grande sogno. Vivrò in prima persona questa esperienza, non so se posso già definirmi un'exchange student ma senza dubbio lo sarò tra sessantacinque giorni.
Eppure tutto questo ancora non mi sembra vero. Si tratta davvero di me?

domenica 31 maggio 2015

#13: Ultima Orientation e Skype!

Eccomi di nuovo quii, sono successe così tante cose in queste settimane!
No in realtà sono solo due le cose che ho da raccontarvi ahah, ma ho molto da dire!
Inizio dalla terza ed ultima orientation con Rotary: domenica scorsa per mia grande gioia ho dovuto alzarmi alle 7.. Alle 8 io e mia mamma siamo partite con destinazione Lecco, dove alle 9.45 sarebbe iniziata l'orientation. Come tutte le scorse volte siamo arrivate di nuovo mezz'ora in anticipo, così siamo andate prima a fare colazione. Quando siamo arrivate c'erano già alcune ragazze fuori ad aspettare e ci hanno detto che dentro non c'era ancora nessuno, così siamo rimaste fuori e abbiamo un po' chiacchierato con loro e con le altre persone che arrivavano. Ad un certo punto è uscita Daniela dicendo -Ah eccovi, siete tutti fuori a prendere il sole!- così siamo entrati a sederci. Ci hanno spiegato un po' di cose ancora da fare prima della partenza, ad esempio l'ottenimento dei visti, l'acquisto dei biglietti del volo, l'assicurazione per chi ancora non l'avesse fatta e le ultime faccende con la scuola. Poi hanno parlato degli Inbounds che le nostre famiglie ospiteranno e ci hanno fatto le ultime raccomandazioni con le regole che assolutamente dovremo rispettare, questo lo fanno perché effettivamente ci tengono molto alla buona riuscita del nostro scambio, ci sono alcune cose che noi qua in Italia consideriamo naturali e che prendiamo sottogamba, ma che invece in alcuni paesi sono considerate molto gravi e avrebbero come conseguenza il nostro immediato ritorno, dobbiamo essere consapevoli di ciò che assolutamente non dobbiamo fare, per evitare poi di dover rinunciare a tutto per una cavolata che abbiamo fatto.
Anche questa volta non sono mancati momenti di risate.
Ci hanno consigliato di iniziare a preparare quest'estate una nostra presentazione per quando arriveremo là e dovremo presentarci e poi verso la fine dell'anno dovremo prepararne una da mostrare al nostro ritorno, una volta conclusa l'esperienza.
Alla fine il presidente del nostro Distretto ci ha salutati uno alla volta e ci ha dato una bandiera d'Italia, una maglietta e le spille del nostro Distretto.
Infatti una delle cose divertenti e particolari per chi parte con Rotary è che tutti noi dovremo comprare una giacca, per gli italiani dev'essere blu, sulla quale attaccheremo le spille che avremo scambiato con i ragazzi provenienti da tutto il mondo che incontreremo nei weekend che organizzeranno i nostri distretti ospitanti. Così una volta tornati avremo per sempre come ricordo le nostre giacche piene di spille. Dovrò cercarmi una giacca blu!


Nello scorso post avevo scritto di aver ricevuto l'host family e che il martedì dopo avremmo fatto skype. Purtroppo alla fine non siamo riusciti a farlo quel giorno perché Addy doveva studiare per la sua Graduation e anch'io in quella settimana ero veramente impegnata, in più non ci eravamo accordate bene per gli orari. Lunedì mi ha proposto di fare la video chiamata ma ho dovuto spiegarle che qui in Italia erano già le 23 e tutti gli altri stavano già dormendo, così abbiamo deciso di farla giovedì, alle ore 19.00 in Italia, 12.00 in Minnesota.
Mia mamma era andata a vedere il saggio di ginnastica di mia sorella, quindi ero a casa da sola. Ho iniziato ad accendere il computer un quarto d'ora prima e nel pomeriggio avevo già verificato di ricordarmi la mia password di skype, ma come avevo immaginato ecco iniziare la serie di problemi: prima il computer che si spegne all'improvviso, poi la connessione che un minuto va e cinque no, alle 19.05 stavo cercando di accedere al mio profilo Skype e mi usciva sempre PASSWORD ERRATA, nonostante avessi controllato mille volte nel pomeriggio di ricordarmela. Alla fine ho dovuto lasciar perdere il computer e fare skype dal mio tablet.. Non proprio comodo, direi.
Addy è riuscita a chiamarmi e poco dopo si è aggiunta anche Casey, la mia Host Mom. Hanno fatto il tour della casa, mostrandomi stanza per stanza e il loro giardino. Carsten (l'host brother) stava giocando a basket con un suo amico. Addy mi ha detto che è come un fratello per loro e che i suoi amici vengono lì spesso.
Le mie principali parole erano:
-Yes! 
-Ok! 
-Woow! 
-That's beautyful/amazing/great! 
Quando provavo a dire qualcosa ci impiegavo un sacco a formulare le frasi, loro poi mi hanno detto che parlavo molto bene e che capivano tutto quello che dicevo, ma a me sembrava di essere una mezza analfabeta ahah. Per non parlare di quando mi uscivano in automatico parole in italiano! Per esempio, ad un certo punto me ne sono uscita con un "Va bene!" -Poi ho notato le loro espressioni perplesse-.
Abbiamo parlato un po' della scuola, mi hanno detto alcune cose che vorrebbero farmi vedere e mi hanno parlato del posto e della gente: le persone sono molto gentili ed educate, ma sono anche molto molto riservate. Il posto è molto sicuro, Casey ha detto che potresti perdere una banconota da $100 sul marciapiede e ritrovarla lì il giorno dopo.
Mi hanno detto qualcosa della seconda famiglia da cui verrò ospitata, visto che di loro ancora non avevo saputo niente. Sono sempre in quattro: host-mom, host-dad, host-brother e host-sister. L'host brother è un amico di Carsten, l'host-sister non ho capito bene quanti anni ha ma credo che sia piccola, l'host mom è una maestra della scuola elementare, mentre l'host dad fa il pilota.
Capivo quasi tutto quello che dicevano, infatti penso di avere più problemi nel parlare l'inglese che nell'ascoltarlo o nel capirlo. Alcune volte ovviamente non capivo e loro ripetevano più piano, altre volte invece... Sorridere e annuire: l'arte di ogni exchange student! Abbiamo parlato per un'ora e mezza e poi ci siamo salutati perchè Addison doveva andare a lavorare ed essendo quasi le nove il mio stomaco stava iniziando a brontolare.
Figure di merda a parte è stato davvero bello parlare con loro e mi sembrano strasimpatici!

Per quanto riguarda la mia vita da comune mortale giovedì, finalmente, ho finito tutto con la scuola tra verifiche e interrogazioni ed è stato veramente un sollievo, dopo settimane di "studio intenso". Non mi resta che godermi questi ultimi giorni con i miei compagni di classe e poi, finalmente, le vacanze! Se non ci saranno altre brutte sorprese non avrò debiti, quindi significa partenza sicura!